Le strade che conducono verso il litorale Laziale a nord di Roma, con la bella stagione invitano a sostare anche nelle località più all'interno, alla ricerca di ristorantini, vini locali, sagre e antiche vestigia che ci riportano in epoche remote e ad avvenimenti non sempre noti ai visitatori di passaggio e come si constata spesso, ignoti talvolta anche agli addetti dei desk turistici delle proloco.
Una di queste località è Cerveteri, raggiungibile da Roma in 45 minuti, dopo aver percorso il tratto che dal raccordo anulare conduce verso l'Aeroporto di Fiumicino e imboccando poi l'autostrada Roma-Civitavecchia. Dopo 27,5 Km uscirete a Cerveteri seguendo poi le indicazioni per il centro storico(parcheggiate lungo il viale alberato) o in alternativa dirigetevi a sinistra, prima del centro storico, se intendete visitare l'area archeologica della Banditaccia.
Giunti sulla piazza, ci accolgono le mura tufacee della Rocca duecentesca, che gli archivi storici fanno risalire agli antichi proprietari, i Bonaventura. In epoche successive essi vennero chiamati, de Venturinis, mentre un tal Giacomo de' Venturini risultava proprietario nel 1300 non solo di Cerveteri, ma anche dei castelli limitrofi di Torricella, Giuliano, Sasso e di parte di S.Severa.
Dal 1492 al 1674, l'antica cittadina insieme a quella di Monterano fu possedimento di Virginio Orsini, passando poi al marchese Ruspoli.
L'attuale nome di Cerveteri altro non è che la contrazione del nome latino Cere Vetere (antica Cere), per distinguerla dalla "plebes et ecclesias" di Cere Nova(attuale Ceri) come si legge da una bolla di Gregorio IX emessa nel 1236.
In verità alla fine del XII secolo nel libro dei Censi della Chiesa, redatto da Cencio Savelli (il Camerario) si cita un tale Pietro Latrone che pagava due marabottini " pro castro Chere".
Leggendo l'analisi topografica del Nibby sui dintorni di Roma, si scopre che Caere o Agylla fu una delle più antiche città dell'Italia centrale, abitata dai Pelasgi di origine greca, forse fondata dai Siculi e poi conquistata dai Tirreni poi denominati Etruschi, che come confermato da recenti studi, provenivano da un'area identificata con l'attuale Turchia.
Curiosa è la storia dell'origine del nome Caere, raccontata da Strabone e da Plinio:i Tirreni giunti sotto le mura dell'antica Agylla, chiesero agli abitanti il nome della città, questi però pur non comprendendo la lingua dei conquistatori, mostrarono la loro cordialità dicendo "chaere" cioè salve , ma l'interlocutore interpretò la parola come risposta alla sua domanda e per questo che nei secoli successivi si usò Chaere e poi Cere per denominare la cittadina laziale.
Tornando alla visita della cittadina, suggeriamo di alzare gli occhi verso uno dei torrioni interni dove si trova un orologio italico a 6 ore.Se avete già visitato la necropoli suggerisco di dedicare la vostra attenzione al piccolo Museo Nazionale Cerite contenente reperti dell'area di Caere Vetus, corredi funerari, coppe in bucchero nero, vasi attici e oggetti votivi provenienti dai templi di Pyrgi ed Eracle.
All'interno delle mura da quando è stata restaurata la piazza con la facciata linda dell'edificio della fondazione valenciana Jaume II el Just , sembra quasi di trovarsi in Spagna, se non fosse per l'anomala presenza a sinistra del portale con targa dell'Unesco, di una sede di partito.
Ricordo ai seguaci di Bacco, che per le vie del centro storico di Cerveteri si trovano ancora alcune "fraschette" olezzanti di botti e di vino. All'esterno o al coperto si potranno consumare in compagnia piatti tradizionali o anche i propri cibi, innaffiandoli con bianchi e rossi in caraffa.
A questo punto potrete dedicarvi alla ragione per cui Cerveteri ha ricevuto il riconoscimento dell'Unesco:la presenza di uno dei più importanti sepolcreti etruschi e senza dubbio uno dei massimi complessi archeologici al mondo.
Poichè occorrerebbe un'intera giornata, per una visita accurata delle tre necropoli, suggerisco di approfittare del simpatico trenino che permette di ridurre i tempi di visita della necropoli più estesa, non potendo ovviamente visitare le oltre 1000 tombe presenti nella necropoli della Banditaccia. Tuttavia percorrere a piedi la via degli Inferi soprattutto al tramonto ha un fascino particolare che poeti e pittori hanno saputo tramandarci.
Per ulteriori informazioni: www.comune.cerveteri.rm.itInformazioni sulla settimana della cultura: www.beniculturali.it