23/03/09

Alla scoperta del Perlato Coreno:tour tra musei, cave , grotte, fossili e scalpellini



Nell'antica Roma si faceva già grosso uso di tutti quei materiali forniti dalla natura che consentivano di soddisfare le necessità di appaltatori, ingegneri e magistrati edili e le manie di grandezza di imperatori e ricchi patrizi che potevano impiegare un folto stuolo di schiavi e artisti provenienti da varie zone dell'impero.
Il territorio laziale forniva il peperino, tufo litoide di origine vulcanica, proveniente soprattutto dal viterbese e dalle cave dei colli Albani nei pressi di Marino, motivo per cui veniva chiamato "lapis albanus".
Il "lapis gabinus" o pietra gabina veniva estratta dalle cave di Gabii sulla via Prenestina.
Le cave del Barco a Tivoli hanno costituito da sempre una riserva quasi inesauribile di una pietra calcarea biancastra che i Romani chiamavano "lapis tiburtinus" e che oggi viene co
munemente chiamato travertino ed esportato in tutti i paesi del mondo.
Un'altra pietra vulcanica molto usata ancora oggi è il tufo che si estrae in varie zone e soprattutto nel viterbese e che ha caratteristiche diverse e colorazioni che vanno dal giallo al rosso, fino al più compatto e scuro tufo dell'Aniene.
Una pubblicazione edita dalla Regione:"Pietre ornamentali del Lazio",(potrete scaricarla dal sito dello Sprint :
http://www.sprintlazio.it/lapideo/pietra-romana-latium-natural-stones.html ) permette di scoprire la
vitalità di questo settore e scoprire che le pietre della nostra regione rappresentano molto più che materiale da costruzione:sono, come si legge nella pubblicazione,"un patrimonio di capacità artigianali ma anche di valori culturali profondi".Da questa iniziativa prende spunto l'idea di considerare i luoghi di origine di queste "preziose pietre"alla stessa stregua di un sito archeologico e quindi andare alla scoperta di queste ed in particolare del Perlato Coreno, per un viaggio di scoperta dei luoghi ignoti e misteriosi dal cuore di pietra .
Per i neofiti diremo che il Perlato Coreno è una pietra calcarea ornamentale caratterizzata dalla presenza di elementi decomposti di flora e fauna marina risalente al Miocene medio inferiore cioè ad un'era geologica che va dai 13 ai 23 milioni di anni fa.

Per conoscere gli aspetti geologici della zona dove si trova questa pietra ornamentale suggerisco di visitare anche le Grotte di Pastena che si trovano non molto lontano dalla nostra meta. Potete trovare informazioni nel sito : http://www.grottepastena.it/
Per varie ragioni che potrete indagare da soli, esiste infatti un limitato territorio della nostra regione compreso tra il fiume Liri e la parte sud orientale dei Monti Aurunci in provincia di Frosinone che è caratterizzato dalla presenza di cave del prezioso Perlato Coreno, usato soprattutto per ottenere un particolare effetto di iridescente luminosità, ottenuto proprio grazie alla presenza di macrofossili che ne hanno giustificato l'attributo di "perlato".
Se quindi cominciate ad incuriosirvi sull'argomento, voglio riportarvi di nuovo nell'antica Roma dove non esisteva la pena di morte tuttavia chi si era macchiato di qualche delitto poteva vedersi infliggere una delle tre pene previste per i condannati:"ad bestias" (nei circhi a contatto con belve feroci);"ad metalla" (nelle miniere e nelle fucine di lavorazione dei metalli)e infine l'ultima non meno pesante, definita "ad marmora" (al lavoro nelle cave).
Di secoli ne sono trascorsi, le tecniche di estrazione sono cambiate, i lavoratori spesso provenienti dai paesi dell'est e riuniti in cooperative ricevono un salario ed il sibilo delle seghe diamantate ha ormai sostituito il picchiettare dei martelli e il suono metallico degli scalpelli d'acciaio, attenuando le antiche fatiche.
La regione Lazio detiene il primato in Italia per numero di cave di pietre ornamentali:ve ne sono attive ben 119.
Allora perchè non andare a vedere dal vivo questi luoghi antichi e queste aree lontane dai consueti itinerari, magari quando le cave sono ferme, comprendendo nelle visite quanto di curioso e piacevole si trova nei territori circostanti?

Eccovi un esempio di itinerario tipo che Lazio segreto ha ideato e realizzato e che prevede come di consueto la partenza da Roma.
Uscendo dalla capitale vi dirigerete a est percorrendo la Prenestina nuova e giunti al comune di Cave proseguirete fino ai 1000 metri di altezza (coprirsi adeguatamente quindi) per raggiungere il comune di Rocca di Cave. La ragione per recarsi in
questo piccolo comune è l'esistenza del Museo Geopaleontologico Ardito Desio che vi consentirà di sapere qualcosa di più sulla geologia del Lazio, sugli effetti delle eruzioni vulcaniche ma anche di ammirare una cospicua collezione di meteoriti e fossili : http://diamante.uniroma3.it:16080/hipparcos/museo.htm. Fuori dall'abitato (chiedete in paese) potrete invece ammirare una scogliera cretacica di 90 milioni di anni fa con tutto il suo corredo di flora e fauna ancora straordinariamente visibili.
Con il bagaglio di conoscenze acquisito potrete così organizzare la seconda parte dell'itinerario che prevede come prima meta l' Abbazia di Montecassino, facilmente raggiungibile con l'autostrada Roma-Napoli, uscendo poi al casello di Cassino.
Se la giornata sarà soleggiata potrete apprezzare la candida facciata dell'edificio costruita dopo l'ennesima distruzione utilizzando proprio il Perlato Coreno. Entrate nell'abbazia che vi stupirà per la sua vastità benchè sia abitata da non più di 13 frati benedettini.All'interno si rimane stupiti e abbagliati dall'incredibile ricchezza delle decorazioni e dal cromatismo dei marmi impiegati; non mi dilungo invece sugli aspetti storico-religiosi e sulla regola di S.Benedetto visto che potrete facilmente prepararvi on line o visitando il sito dell'abbazia :http://www.montecassino.it/.
Dalle terrazze dell'abbazia fotografate il cimitero polacco: per uno strano effetto ottico sembra un parallelepipedo che in realtà non esiste.
A questo punto potrete tornare verso Cassino, attraversare l'autostrada e imboccare la statale ausonia(vedi mappa in basso) che da Cassino porta a Coreno Ausonio.
http://www.xixcomunitamontana.it/

Potrete trovare un simpatico ristorante sulla statale superato il bivio per Esperia: al Cavallino Bianco un pasto completo incluso il vino ed il caffè non vi costerà che 11 euro, si non è un errore ho scritto undici euro, gentilezza e simpatia naturalmente incluse.
Giunti a Coreno Ausonio noterete subito che la piazza è stata realizzata con Perlato Coreno tipico. Il candido arco e la pavimentazione contrasta fortemente con il rustico campanile scuro risalente al XIII sec., stona ancor di più la moderna toilette pubblica che si affaccia sulla piazza e la cui porta è
spesso aperta e che forse si potrebbe celare con qualche pianta sempreverde.
Visti gli antichi pozzi e l'ulivo millenario riprendete quindi l'auto e superate il paese per dirigervi verso la vostra vera meta: l'area delle cave di Perlato Coreno.
Il panorama è incredibilmente ordinato e silenzioso con ghirigori ordinati di muretti a secco che delimitano giardini e uliveti. Proseguendo sulla strada troverete i cartelli indicanti le prime cave:entrate e chiedete ai proprietari di parlarvi del Perlato Coreno e della loro cava: sentirete il racconto appassionato di chi vive da 40 anni tra queste pietre preziose e scuri cumuli di materiali di scarto che danno l'idea dei resti di antiche mura megalitiche. Si sospira anche pensando alle verdi colline dei dintorni dal cuore di pietra che potrebbero valere oro e ancora vi verrà detto di quanto fossero inesperti i primi cavatori senza i mezzi attuali e senza le conoscenze di oggi, come la precisione metrica dei sondaggi per trovare la vena di perlato coreno, sempre a 70 metri di profondità.
Il panorama da qui è splendido con l'isola di Ponza sullo sfondo ed il mare che da queste alture sembra molto più vicino che nella realtà.
Se dalla cava vorrete proseguire il vostro itinerario di conoscenza, visitate il laboratorio di Stavole Fiore, uno scalpellino doc ( via Tasso) oppure potrete tornare ad Ausonio per visitare il Museo della Pietra ubicato proprio all'interno del castello .
Una visita merita anche il delizioso comune di Esperia dove troverete simpatiche e loquaci
vecchiette, affabili cittadini, il tutto in un itinerario fatto di graziosi vicoli medievali, piacevoli scorci panoramici e soprattutto i resti del castello di Roccaguglielma risalente ai tempi della dominazione normanna di Federico II che benchè sia posto in una posizione panoramica è raggiungibile comodamente in auto. Se il parroco non è giù in paese, approfittate della sua cortesia anche per dare uno sguardo all'interno del bianco santuario della Madonna delle Grazie:le sue forme riportano indietro al XVII sec. e alla influenza angioina in questa terra di confine.
Esperia riserva altre sorprese, infatti i simpatici Antonio e Gianni ci hanno promesso di accompagnarci in una prossima gita nei luoghi dove si trovano varie impronte di dinosauro(Alberto Angela direbbe......se avrete la pazienza di seguirmi...vi dirò tutto al prossimo post).
Il sole è ormai tramontato, ma tra gli incontri, le foto, le sorprese di questi luoghi e i nuovi amici esperiani, ci sentiamo arricchiti e non è certo per il souvenir che stiamo portando a casa:un pesante frammento di candido perlato coreno contenente alcune conchiglie, resti fossili della fauna vissuta in quelle silenziose acque che ricoprivano tutta questa area svariati milioni di anni fa.

Se invece vi trovaste a passare per Tarquinia, andate a trovare i fratelli Todini (sono loro nella bella foto realizzata da Perotti che trasportano il pregevole altorilievo da loro eseguito ).
Stefano e Roberto hanno un laboratorio in via Leonardo da Vinci. http://www.todinisculture.it/
nell'area industriale di Tarquinia:valenti scalpellini e scultori sono abili nella realizzazioni di vari manufatti, realizzati appunto lavorando vari generi di pietre e marmi Vedendo i loro lavori ripenserete agli artisti an
tichi e capirete perchè anche lo scultore pisano Nicola Pisano veniva definito Magister Lapidum, mentre Donatello era chiamato scarpellator.
In tempi in cui si utilizzano robot per riprodurre le statue più famose da propinare a ricchi collezionisti arabi e americani, una visita in questi laboratori nascosti ci rincuora perchè siamo convinti che le cose belle si debbano ottenere con un certo dispendio di tempo e fatica: quella stessa fatica che ha prodotto i capolavori di Gian Lorenzo Bernini, Donatello, Canova e Michelangelo, tutti del resto assidui frequentatori di cave.
Per coloro che abitano fuori del Lazio o transitano nelle Marche vorrei suggerire una puntata a Cingoli per vedere il Parco delle Pietre vive e soprattutto a S.Ippolito, piccolissimo comune nei pressi di Urbino, noto come " paese degli scalpellini".
Troverete un'unica superstite della categoria: la scultrice Natalia Gasparucci che vi illustrerà la sua nobile arte e vi farà visitare il suo laboratorio.
Benchè autodidatta, da anni Natalia trasforma con duro lavoro di scalpello, la dura pietra calcarea in madonne di stile medievale e in volti e corpi che come per magia appaiono da un blocco squadrato prima senza vita e solo allorquando avviene quella trasformazione che il prof. Ginesi chiama "alchemica e demiurgica" e che trasforma la durezza informe della pietra nella magia dell'arte.

Potete vedere grazie a google map l'area delle cave di Coreno Ausonio viste dal satellite

Visualizzazione ingrandita della mappa


2 commenti:

  1. Anonimo2.4.09

    Mi chiamo Gaspare e vorrei farvi i complimenti per la decrizione di una visita che non può che far piacere a una persona che vive a Coreno da 40 anni e ha l'occhi assuefatto, e quindi riesce difficilmente a cogliere dei luoghi e dei siti con l'occhio distaccato del turista. Ma vorrei fare una precisazione sulla "vena di perlato Coreno sempre a 70 mt di profondità" (premesso che sono geologo)he fa sembrare il perlato come fosse oro o altro minerale prezioso, il perlato coreno infatti è una formazione calcarea disposta in strati con una potenza complessiva di circa 50-60 mt, differenziata in diverse tonalità di fondo del calcare e da una maggiore o minore presenza fossilifera. grazie per l'ospitalità

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  2. Anonimo14.8.09

    Il marmo sarà diventato pure una grande risorsa per Coreno, ma tutti si dimenticano che la sua coltivazione è stata eccessiva ed ora si può ben vedere come si sia trasformata in un grande, immenso e vergognoso scempio, che non solo ha reso la Valle del'Ausente irriconoscibile, ma ha anche praticamente consumato un'intera montagna, fino a non molti decenni fa incontaminata e bellissima. Volevo fare un commento un po' fuori dal coro e soprattutto per precisare che "non è tutt'oro quello che luccica".
    Luca B.

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