05/10/11

Impariamo a guardare gli alberi: 850.000.000 di esseri viventi che nel Lazio lavorano per noi assorbendo CO2 e regalandoci ossigeno

Raccontano che un tedesco abbia scritto un libro su una buccia di limone;
io ne avrei steso uno su ciascuna gramigna dei prati, su ogni muschio del bosco,
su ogni lichene che tappezza la roccia;
infine non avrei lasciato neanche un fil d'erba, nè un atomo vegetale senza descriverlo ampiamente
 J.Jacques Rousseau (Le fantasticherie del passeggiatore solitario (V passeggiata)

I discepoli di Pitagora apprendevano i rudimenti della scienza stando in silenzio per ben cinque anni e ascoltando la voce del maestro da dietro una tenda, mentre proferiva frasi come questa "Tutte le cose che si conoscono hanno numero; senza questo, nulla sarebbe possibile pensare o conoscere ". Questo esordio sembra partire da lontano ma se adesso leggerete la cifra in rosso più in basso, capirete la ragione di questo inizio.
      12.000.000.000
Bene, se non avete particolari patologie della visione avrete tradotto facilmente le cifre del numero in "dodici miliardi".Ma a questo punto i lettori curiosi si chiederanno : dodici miliardi di cosa?
Sono certo che dando di nuovo un'occhiata al titolo forse riuscirete a collegare al numero un nome, al plurale ovviamente e questo ci permette di aggiungere una delle citazioni da noi preferite attribuita a Linneo ( Carl von Linné), padre della tassonomia degli esseri viventi.

               "Se non conosci i nomi viene anche a mancare la conoscenza delle cose "

Ad evitare tuttavia quelli che Petronio definiva "mellitos verborum globulos"(melensi giretti di parole) facciamo un esempio pratico: se non sapete cosa sia la caesalpina gillesi o la catalpa o la sophora japonica e il vostro sguardo le incrocia per caso, state pur certi che non saprete mai della loro esistenza nonostante siano tutte piante assai appariscenti..
Ma non mi sembra più il caso di approfittare della vostra pazienza di lettori curiosi e quindi vi svelo che la cifra in rosso a nove zeri è stata estrapolata dall'Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio, realizzata dal Corpo Forestale dello Stato.Tale numero ci informa (dati 2009) che il totale degli alberi viventi in Italia è all'incirca di dodici miliardi e che pertanto se spartissimo in maniera equanime questo patrimonio vegetale, ne verrebbe fuori che ad ogni cittadino residente spetterebbero 200 alberi a testa.

Ma come sapete questo blog si occupa del territorio della regione Lazio e quindi dallo stesso studio ricaviamo che gli alberi censiti nella regione sono stati circa 850.000.000 cioè faggio più, acero meno, 148 alberi per abitante.
Adesso che avete i numeri e qualche traccia per cercare i nomi, vi proponiamo un semplice esperimento: affacciatevi alla finestra coinvolgendo figli, nipoti, mogli, conviventi etc etc. o raggiungete un balcone, una veranda o fate quando vi pare un giro intorno all'edificio dove abitate o percorrete trecento metri della strada che passa davanti al vostro portone di casa ma stavolta stravolgete le vostre abitudini e mettetevi a guardare  gli alberi che incontrate . Partite dalla forma e sentitene i rilievi e la consistenza poggiandovi le mani e poi osservate foglie, frutti, galle se sapete cosa sono e infine i fiori se presenti e magari contate le diverse specie osservate; l'alternativa è quella di fotografare foglie, frutti e fiori e poi giunti a casa, con calma, usando libri, internet e l'aiuto di amici cercare di dare un nome agli esseri viventi che avrete fotografato.
Tranne il caso di coloro che godono di viali uniformi con filari di pini o platani o cipressi, sono certo che la maggior parte avrà qualche difficoltà nel dare un nome alle decine di alberi che avrà incontrato. Per consolarvi vi diremo che anche noi affacciandoci l'anno scorso dalla terrazza di casa abbiamo contato almeno 60 alberi ma siamo riusciti ad identificarne solo 6 specie: un eucalipto, una palma di provenienza ignota, una magnolia, una mimosa e vari pini domestici, tralasciando i vari arbusti con e senza fiori o bacche di cui per puro caso conoscevamo la fusaggine o cappello del prete (Euonimus europaeus) dai semi velenosi ma che in passato veniva impiegata, come suggerisce il nome per costruire i fusi per filare la lana e i bastoncini per i disegni a carboncino degli artisti.
Ci siamo resi conto poi, facendo qualche osservazione sul campo e qualche intervista lampo che gran parte di chi vive in città ignora gli alberi e difficilmente si sofferma a guardarli anche all'interno dei parchi cittadini dove si va in bici, si fa jogging parlando al cellulare, si fa ginnastica, thai chi coreano, picnic, si amoreggia, si fa correre il cane ma difficilmente si va per apprendere qualcosa di botanica.

Un amico ci ha suggerito una spegazione di questa che lui definisce "apatia dendrologica": nei nostri geni è rimasto il segno della punizione inferta ai nostri progenitori, per aver voluto avvicinarsi troppo ai due alberi legati all'origine del mondo descritta nel libro della Genesi.
Da quando infatti per curiosità Adamo ed Eva si sono avvicinati all'albero della conoscenza e a quello della vita, il genere umano patisce le pene di questo mondo fuori da quell'idilliaco giardino dell'Eden dove il creatore aveva sì fatto dare loro il nome a vari animali ma purtroppo non alle piante di cui ebbero solo il tempo di assaporare la mela che forse era un fico, viste le foglie che costituirono il primo indumento autoprodotto e non griffato nella  storia dell'uomo.
L'ipotesi è sicuramente poetica e suggestiva ma se stiamo scrivendo questo post è per suggerirvi di prendere coscienza come abbiamo fatto noi stessi, di questa sorta di abulia verso alberi e piante e di tentare di creare a partire da oggi una nuova mappa del vostro territorio che includa anche il regno vegetale che vi svelerà sorprese e curiosità botaniche ma vi rivelerà in breve tempo anche quanto poco conosciate il luogo dove vivete.
A titolo di stimolo vi voglio elencare le piante che abbiamo " trovato" dopo la " presa di coscienza", a poche centinaia di metri da casa nostra: cinque alberelli di Maclura Pomifera (foto sopra) che producono grandi frutti verdi delicatamente profumati; tre alberi di gelso nero; tre alberi di fichi, una decina di faggi, una Gaggia di Costantinopoli detta anche Albizzia julibrissin, diversi aceri campestri riconoscibili dalle grandi samare alate contenenti i semi; poi tre alberi di giuda, un prugnolo, una vite con uva fragola e un melo selvatico e poi un' enorme agave, varie piante di aloe e un giovane ontano nero.
Fotografando poi anche altre strane piante poste addirittura davanti ai portoni dei condomini abbiamo scoperto i grandi fiori dello Stramonio: pianta velenosissima contenente scopolamina di cui ci avevano colpito le grandi bacche spinose aperte a quadrifoglio per offrire mortali semi rossastri; curiosissimi poi dei cespugli di fiori violacei con dei pennacchi coralliformi che abbiamo scoperto chiamarsi polygala mirtyfolia che sembra abbia la proprietà di aumentare la produzione di latte ma non sappiamo se valga anche per gli esseri umani.
Quelli che prima sembravano sterpi ed erbacce inutili si tramutano in complicati sistemi vegetali noti agli antichi e sfruttati dall'industria cosmetica e non solo: di recente una innovativa azienda giapponese ha lanciato un sistema di allarme antincendio che contiene essenze aromatiche ricavate da una pianta nota come Wasabi tradizionalmente usata nella cucina nipponica. In un centro commerciale ho trovato anche un profumo al wasabi dal'aroma simile al rafano; la commessa ovviamente ignorava cosa fosse il wasabi e le abbiamo suggerito di fare un pasto presso il ristorante giapponese a un centinaio di metri dal negozio dove lavorava.

Presi dall'euforia delle nostre scoperte ci siamo spostati nel quartiere dell' Eur: ecco apparire come per magia alberi che in precedenza non avevamo notato: proprio sotto il palazzo dell'Eni appaiono due splendidi Ginko biloba dalle tipiche foglie verdi brillanti a ventaglio. Accanto alle scale della Metro Eur Fermi (a destra dell'Agip), che nei pressi del laghetto, con nostra meraviglia scopriamo dei tassi (taxus baccata): è difficile non vedere i loro semi velenosissimi ricoperti da un rosso arillo di cui vanno ghiotti gli uccelli.Un altro giorno passiamo per Via Volturno dove in un giardino svetta un albero di canfora poi ci spostiamo a Piazza Venezia e salendo in cima alla scala che porta all'Ara coeli (Campidoglio) troviamo un raro albero di Phytolacca dioica.
Durante un'altra esplorazione nell'area della Cecchignola troviamo cinque altissimi cedri del Libano che hanno superato i 70 anni.
Parcheggiando sulla Circonvallazione Ostiense raccolgliamo i frutti a forma di piccole lanterne (foto sopra) da un albero che dopo qualche non facile ricerca scopriamo avere il suggestivo nome di provenienza orientale di "Albero dorato della pioggia" e quello scientifico non certo facile da rammentare di Koelreuteria paniculata ma non meno ricco di storie legate al nome di un botanico tedesco e al viaggio dei suoi semi dalla lontana Cina e dalla Corea dove è protetto dallo Stato.
Iniziate quindi anche voi a guardare gli alberi e a poco a poco noterete che anch'essi vi osservano e sarà suggestione, abbaglio ma a noi sembra che ci stiano guardando quasi stupiti o forse con qualche perplessità sul nostro modo di fare, mah !
L'immagine a destra è stata scattata ai tronchi di alcune splendide Paulownie tormentose, dal nome di Anna Paulowna principessa russa figlia dello zar Paolo I. Sei di questi alberi sono visibili in una piazzetta nascosta sempre nel quartiere dell'Eur (Via Thovez). Tutte le sei piante assai sviluppate in altezza sono dotate di grandi occhi scuri che non ci hanno mollato durante i numerosi scatti realizzati alle grandi foglie e ai numerosissimi frutti vellutati che quando maturi libereranno nell'aria centinaia di leggerissimi semi.


Se anche voi volete disegnare o accrescere la vostra mappa personale degli alberi, vi suggerisco di recarvi a Villa Doria Pamphili dove purtroppo non troverete più organi musicali idropneumatici e statue parlanti con l'eco, ideate da Kircher, nè vedrete cavalcare i ricchi della nobiltà romana a caccia di fagiani e daini in abiti settecenteschi e neanche vedrete i grandi tappeti floreali chiamati "parterre" che avevano stupito George Sand nel 1877 ma in compenso troverete ancora varie piante tropicali ed arbusti esotici che possono suscitare ancora qualche meraviglia. Ultimamente è possibile approfittare delle visite guidate organizzate dal Comune di Roma o di quelle condotte da Antimo Palumbo presidente dell'Associazione Amici degli alberi ADEA.: da  storico degli alberi vi saprà guidare tra palme di ogni provenienza, aurucarie che non nascondono l'età e troverete il monumentale cipresso della Virginia, la sophora japonica, il pino dell'Himalaya e molto altro da scoprire con lo sguardo e con l'olfatto (cercate un arbusto con delle piccole mele simili alle cotogne, gialle in autunno: in autunno emana un profumo molto piacevole e si chiama Chaenomeles japonica.
Se vi trovate invece a passare per Ariccia sappiate che all'interno di Villa Chigi esiste un giardino con varie essenze arboree inusuali come il Liquidambur o il bagolaro e l'Acer negundo ma la splendida Sequoia sempervirens vale i due euro del biglietto, vista la sua circonferenza di oltre cinque metri e l'altezza che a occhio sembra sfiorare i trenta metri.(nessun cartello purtroppo informa circa l'età dell'albero mentre il recente restauro ha previsto un bel cartello per il Fico !).
Quando avrete acquisito maggiori conoscenze allontanatevi dalle città (suggerisco Orvinio, Monte Guadagnolo, Monte Semprevisa ) e allora vi appariranno anche i cornioli e i corbezzoli. L'altra idea è quella di immergersi in una specie arborea per volta: una domenica alla faggeta vicino Caprarola nella Riserva del lago di Vico, la successiva in un castagneto a Soriano nel Cimino o a Terelle nel Frusinate. Potreste poi portare i pargoli a Priverno tra le quercie da sughero approfittando del Museo della Matematica. Chi ha intenzione di visitare il Sud Africa visiti Pretoria: la visione di 55.000 alberi di jacaranda durante la fioritura ripagherebbe i costi  e le dodici ore di volo per raggiungerla..

Fateci partecipi delle vostre belle scoperte arboree: a poco a poco potremo realizzare una mappa arborea collettiva da associare a quelle già esistenti per gli alberi monumentali del Lazio ma usando i mezzi messi a disposizione da Google map. ( usate il guestbook a sinistra)

Vi auguro verdi scoperte.

PS: Il numero delle specie arboree presenti nel Lazio è notevole e per un primo approccio pratico suggerisco di dotarsi o regalare a figli e nipoti il pratico manuale della Vallardi dal titolo Alberi, che potrete tenere nello zaino o in tasca (12 x 8 cm).

Sul tema degli alberi si trovano alcuni libri appassionanti come gialli; questo elenco non è esaustivo ma può essere un buon inizio:
Jacques Brosse, Mitologia degli alberi, Bur
Rudi Palla, Ai piedi degli alberi, Ponte alle Grazie (viaggio tra i giganti della terra)
Giuseppe Barbera, Tutti Frutti, Mondadori (viaggio tra gli alberi da frutto mediterranei)
Giuseppe Barbera, Abbracciare gli alberi, Mondadori (on line è possibile leggerne alcune pagine).
Tiziano Fratus, Homo Radix, Appunti per un cercatore di alberi, ed Marco Valerio
Mario Rigoni Stern, Arboreto salvatico, Einaudi (un grande scrittore descrive quercie, salici ,tassi , tigli, betulle..).
Penny Le Couter e Jay Burreson, I bottoni di Napoleone, Tea (Se siete patiti di pepe, noce moscata e chiodi di garofano).
Plinio il vecchio, Storia Naturale, Einaudi (I libri dal XII al XVII hanno per tema gli alberi ).

autore: Rolando Profita

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