20/02/10

Blog quiz 2-2010 : ma che pianta è ?

A causa del maltempo, siamo costretti a rimandare le escursioni programmate alla ricerca di storie e luoghi insoliti.
Cogliamo quindi l'occasione per farvi testare le vostre conoscenze di botanica, ma soprattutto tenteremo di farvi riflettere sul modo distratto che oggi abbiamo di guardarci intorno.
Lo scienziato Jean Baptiste Lamarck sintetizzò bene questa differenza dicendo che :
" l'uomo non guarda mai il cielo perchè lo vede sempre".

A questo punto eccovi il quesito: nella foto accanto potete vedere uno stranissimo " frutto" caduto da un alberello, trovato casualmente nel quartiere Laurentino a Roma. Siete in grado con i potenti mezzi offerti oggi da internet di dirmi come si chiama la pianta che genera questo frutto e cosa ha a che fare con gli indiani?
Attendo il frutto... delle vostre ricerche.

RISPOSTA:il frutto in foto è prodotto dalla Maclura pomifera o Maclura aurantiaca.
La prima descrizione ufficiale di questa curiosa pianta venne fatta nel 1817 dal naturalista di origine francese Rafinesque (Galata,Turchia 1783-Philadelphia 1840).
Inizialmente l'infaticabile naturalista diede alla pianta il nome di Oxylon poi corretto in Toxylon.
In seguito il botanico e zoologo Thomas Nuttal (1786-1859) diede alla pianta una nuova denominazione che in onore del collega geologo e naturalista, William Maclure chiamò "Maclura pomifera".
Chiarita quindi l'origine del nome scientifico, con qualche ricerca aggiuntiva si trova che la Maclura è una pianta dioica cioè che è presente con esemplari maschili e femminili ed il frutto è denominato sorosio, termine che indica quel tipo di frutto derivante dalla trasformazione dell'intera infiorescenza come accade anche per le more.
L'albero della Maclura pomifera fa parte anch'esso della famiglia delle moraceae ed ha diversi nomi usati correntemente al di fuori degli ambienti scientifici:arancio, gelso e moro degli Osagi, mela da cavalli, legno d'arco.Negli Stati Uniti è noto come " hedge apple", bowhood, bodark e naturalmente Osage orange.
La pianta è infatti originaria di quei territori americani compresi tra gli stati del Texas,Oklahoma e l'Arkansas, dove un tempo vivevano le diverse tribù degli indiani Osage.
Questi ne utilizzavano il robustissimo legno per costruire i loro archi, mentre ricavavano dalle radici un pigmento che utilizzavano sia per eseguire vivaci pitture facciali adatte ai riti di guerra, ma anche per curare congiuntiviti e infiammazioni oculari.
In questo link tratto da Google Book potrete vedere alcune antiche immagini degli Osagi e leggere sulle loro abitudini di vita ai primi dell'ottocento. La tribù degli Osagi.
Negli Usa le piante del gelso degli Osagi vennero impiegate per creare barriere impenetrabili, anche a causa delle robuste spine di cui sono dotati i rami, tra le diverse fattorie; oggi con l'avvento dell'industria si utilizzano in tempi più brevi altri generi di steccati.
Nonostante non ci siano evidenze scientifiche, soprattutto nello stato dell'Iowa si continua a credere che il grosso frutto che emana una delicata profumazione sia un ottimo repellente per gli insetti.
La Maclura pomifera è stata introdotta in Europa nel 1818 e raggiunse l'Italia nel 1827, quando venne sperimentata come sostituto del gelso per alimentare i bachi da seta ma con risultati poco soddisfacenti.
Se doveste trovarne qualche esemplare sappiate che il frutto non va inciso perchè secerne un lattice simile a quello dei fichi, quindi evitate che i bambini lo tocchino a mani nude.
Se lo tenete in casa svolge la funzione di deodorante naturale per vari mesi, se ne raccoglierete qualche frutto tra novembre e dicembre.
Quando andate in giro guardate con attenzione piante e fiori, fotografateli , cercate di saperne di più e sono certo che rimarrete sorpresi di quanto si riesca ad apprendere su culture lontane o del passato e sugli antichi usi delle piante con qualche ricerca su internet, ma anche rileggendo alcuni libri intramontabili come la Storia Naturale di Plinio il Vecchio.

autore: Rolando Profita

18/02/10

Incontro con l'astronauta Umberto Guidoni all'Eur

Non capita tutti i giorni d avere l'opportunità di incontrare e scambiare due chiacchiere con un astronauta.

Umberto Guidoni ha acquisito a pieno titolo tale qualifica professionale avendo orbitato per un totale di 437 volte intorno alla terra, in due diverse missioni .
La prima volta ha fatto parte dell'equipaggio dello Space Shuttle Columbia e la seconda di quello dello Space Shuttle Endeavour.
Per saperne di più potete visitare il suo sito ufficiale:

http://www.umbertoguidoni.it/biografia.asp

Se quindi volete incontrarlo dal vivo e porgli tutti i vostri quesiti , lo troverete sabato 20 alle ore 17 presso la libreria Pagina 348 ubicata all' Eur in via Cesare Pavese 348 ; info tel. 06 5013604
Un'occasione da non perdere per appassionati di materia astrofisica e spaziale e soprattutto per quegli studenti che volessero conoscere gli itinerari da seguire per poter inviare il proprio CV alla Nasa e in caso di successo, divenire astronauti .

Svolgendosi l'incontro in una libreria avrete anche l'opportunità di trovare per l'occasione tutti i libri scritti da Guidoni che vista la sua presenza, verranno naturalmente firmati dall'autore anche a coloro che non si sognano neanche di prendere l'aereo.
Se ve la cavate con l'inglese potete consultare il sto della Nasa ricchissimo di informazioni sulle missioni spaziali passate e future.
http://www.nasa.gov/mission_pages/shuttle/main/index.html
 Se invece volete sapere a che punto è la navicella Mars Express e quando passerà a poca distanza da Phobos , una delle lune di Marte, potete cercare nel sito seguente
http://www.esa.int/esaCP/SEM4MQ7CS5G_Italy_0.html 

Per coloro che avessero perso l'incontro, alleghiamo una breve clip autorizzata da Guidoni che spiega quali siano le caratteristiche necessarie per intraprendere la carriera di astronauta.


12/02/10

Roma si sveglia sotto la neve: uno spettacolo inconsueto per grandi e piccini

Lo spettacolo inusuale di migliaia di fiocchi di neve che dalle prime ore del mattino hanno coperto oggi il cielo di Roma e coperto di una candida coltre prati, auto e tutto ciò che c'era di statico ha spinto fuori casa grandi e piccini per godere di questo fenomeno meteorologico non frequente nella capitale.
Coloro che hanno potuto godere dell'evento fuori dagli uffici e fuori dai centri urbani , avranno avuto anche la possibilità di sentire già dal mattino un rincorrersi di profumi e odori inusuali: ebbene non era il profumo della vostra vicina di casa, ma il fatto che questi fenomeni nevosi provenienti dall'Antardide trasportano consistenti quantità di sostanze in precedenza incapsulate nella neve.
Non si tratta di Chanel N° 5 ma di Nitrogen dioxide, formaldehyde, nitric acid, dimethyl sulphide and sulphate and methanesulphonate .
Per coloro che non erano a Roma e non hanno visto  la lunga nevicata, abbiamo realizzato un filmato che rende l'idea dell'atmosfera di oggi e che potete vedere grazie a you tube.



10/02/10

Alla scoperta del Lago di Martignano ( versione invernale)



Il lago di Martignano, pur essendo ubicato a breve distanza da quello di Bracciano, non è molto noto, forse a causa del fatto che le sue sponde non sono raggiungibili in auto. Solo i mezzi di soccorso infatti e quelli di polizia possono raggiungere le sue rive.
Dalla mappa potete già farvi un'idea dell'itinerario che prevede l'utilizzo per chi proviene da Roma, della via Braccianese e la deviazione poi verso Anguillara.Seguendo il tracciato in blu, raggiungerete il comodo parcheggio che fino ad aprile troverete quasi sempre vuoto. Da lì con una comoda strada in discesa raggiungerete a piedi il lago in meno di un quarto d'ora.
L'area presenta spunti di notevole interesse per comprendere sia la geologia dell'area laziale che antichi avenimenti legati alla storia di Roma.
Se vi foste infatti trovati  a sorvolare l'area dei Monti Sabatini 600.000 anni fa, avreste osservato un' intensa attività vulcanica estesa poi anche a sud-est con l'altro complesso vulcanico dei Colli Albani.
Tale attività è proseguita con fasi intermittenti fino a 150.000 anni fa, terminando poi 40.000 anni fa proprio con le ultime attività vulcaniche che hanno imteressato l'area dell'attuale lago di Martignano.
In realtà fino a tempi recenti i bacini erano 3, ma opere di bonifica ed emergenze idriche hanno svuotato sia l'invaso del Baccano che quello di Stracciacappe.
Come ci informa il Nibby, il lago di Martignano era anticamente chiamato Alsietinus Lacus, e citando Frontino ne fa derivare il nome dall'antica città etrusca di Alsium e dal suo fondatore Halesus.Altre tesi citano un insediamento più antico legato ai Falisci.
Per quanto riguarda invece il nome di Martignano è sempre il Nibby a suggerire che la denominazione sarebbe da collegare ad un " castrum mastringiani " ormai sparito o forse trasformato in casale e da collegare al  proprietario di un fondo avente probabilmente il nome di Martino.
Interessante é altresì il fatto che le acque del Lacus Alsietinus vennero impiegate come ci racconta Svetonio, dall'imperatore Augusto che nel 2 a.C decise di utilizzare le acque decisamente non adatte ad usi alimentari  per la realizzazione di un acquedotto che sfociava nella zona di Trastevere dopo un itinerario di 33 Km ..
In realtà lo scopo vero dell'opera fu quello di riempire l'invaso dell'area, appositamente costruita nei pressi della chiesa di San Cosimato per la realizzazione di una grandiosa Naumachia, ovvero una spettacolare simulazione di battaglie navali: in quel caso si simulava la battaglia di Salamina tra persiani e ateniesi.
Ci vollero ben 15 giorni per riempire l'invaso con 200.000 metri cubi di acqua.
Naturalmente venne anche costruito un canale di collegamento tra il Tevere e la sede della Naumachia per consentire l'accesso di 30 navi rostrate e triremi, governate da 3000 figuranti e rematori.
Si può intuire come pochi restassero a casa durante questi eventi, e per tale ragione Augusto da imperatore lungimirante, aveva ordinato un controllo straordinario della città, praticamente svuotata per accorrere alla Naumachia. D'altronde la tecnica di governo del popolo, stigmatizzata dal celebre motto di Giovenale - panem et circenses - ha sempre funzionato.
Tornando all'oggi va detto che il cunicolo dell'acquedotto alsietino voluto da Augusto è ancora visibile, solo che si trova a oltre 12 metri sopra il livello del lago di Martignano. Risale al 1828 la decisione della Presidenza delle Acque e Strade che per sopperire alla deficienza dell'Acqua Paola fece realizzare un collegamento tra il lago di Bracciano, quello di Martignano e il bacino di Staracciacappa con l'effetto di un abbassamento del livello del primo e lo svuotamento definitivo del secondo.
Non tutto il male vien per nuocere: a soli due metri di profondità nel lago di Martignano sono adesso visibili le rovine di una villa romana, mentre ispezioni subacquee hanno portato alla luce interessanti reperti legati ad insediamenti umani e alla individuazione di una foresta fossile.
Dai test effettuati con carbonio 14 gli alberi risultano morti intorno al 500 d.C.
Concludendo: il lago di Martignano è sicuramente un' oasi naturale che ancora resiste " nonostante tutto".
Andare a vederlo in inverno vi consente di apprezzarlo nella sua naturalità e cioè senza il vociare dei villeggianti lacustri, lo sfrigolio delle salsiccie ed il movimento pur silenzioso di vele e pedalò.
Il pianoro dove si trova il parcheggio offre inoltre un colpo d'occhio eccezionale e dall'alto per fotografare il lago di Bracciano.
Nei dintorni vi sono poi numerose opportunità per una giornata all'insegna dello svago ma anche per l'apprendimento( vedi mio post su: il Museo Storico Aeronautico di Vigna di Valle ).
Per saperne di più:
http://www.parcodeilaghi.it/
http://www.lcnet.it/reticiviche/campagnano/martignano.html
http://www.parks.it/parco.bracciano.martignano/
http://www.parcobracciano.it/home.php




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02/02/10

Alla scoperta dell'arte degli aborigeni di Australia

Gli infaticabili Luca Faccenda e Marco Parri della onlus" National Gallery di Firenze", tornano a Roma per farci scoprire l'arte suggestiva degli aborigeni australiani.

Sono infatti tornati nella capitale organizzando una nuova mostra sponsorizzata dalla Provincia di Roma, ma stavolta invece di deliziarci con le opere di artisti africani o del grande Georges Lilanga, hanno deciso di trasportarci virtualmente in Australia: un continente lontanissimo da noi e di cui poco conosciamo della sua cultura artistica, tranne quei pochi reperti visibili oggi al Museo Pigorini dell'Eur a Roma.
L'itinerario della mostra comprende 220  opere e potremmo a pieno titolo definirlo didattico in quanto consente in pochissimo tempo di metterci in sintonia con  quello spirito ancestrale, connesso con gli elementi naturali, ed in generale con quella che un tempo era denominata dea madre o madre terra, ancora intrinsecamente presente nella cultura aborigena australiana.
Il visitatore che si lascerà trasportare senza preconcetti artistici tra i colori e tra i segni che emanano uno sorta di primordiale energia, e che seppur immobili, sembrano dotati di una cinetica nascosta si sentirà infine catturato dalle forme quasi magiche e dalle onde cromatiche anche se talune sono create con due soli colori e da un insieme di minuscoli punti.
Soffermatevi soprattutto davanti all'opera " Erba" di Gloria Tamerre Petyerra e alle magnetiche e suggestive onde in forma di ricami aerei, create da Anne Pitjara Petyarre con il titolo "Terra di mia madre" : per qualche istante vi sentirete in contatto anche se a distanza con quello spirito aborigeno che ancora viene trasmesso da questi artisti.
Assolutamente un'occasione da non perdere !


La mostra Australia today sarà visitabile fino al 7 marzo 2010. (ingresso gratuito).

L'indirizzo é Palazzo Incontro, Provincia di Roma, via dei Prefetti 22 a Roma ( a due passi dal Parlamento)
orari: martedì-domenica dalle 10,00 alle 19,00;
lunedì chiuso.
Ulteriori info sul sito http://www.nationalgalleryfirenze.it/

Per saperne di più sugli aborigeni e la loro arte potete visitate i siti seguenti che offrono informazioni e ulteriori link:
http://www.mbantua.com.au/index.php
 http://aboriginalart.com.au/italian/italian2.htm
Per vedere la produzione di una comunità di artisti australiani :
http://www.iwantjaarts.com.au/